Proprio come farebbe Werner Herzog, giuro di aver approcciato Chiara Ferragni – Unposted libero da contaminazioni ideologiche, senza preconcetti o pregiudizi, anzi, parecchio incuriosito nel sapere che avrei finalmente scoperto quale percorso ha portato una sconosciuta a diventare l’ago della bilancia di un settore, quello della moda, che muove quotidianamente miliardi di dollari/euro.

Il problema è che sì, avrei voluto scoprire il trucco magico, l’intuizione geniale, il talento nascosto, ma dopo un’ora e mezza di “documentario” non l’ho capito.
Forse perché non c’è: Chiara Ferragni è semplicemente una ragazza belloccia che si è fatta un mucchio di foto con outfit diversi e che, solo per questo, è stata seguita da milioni di persone. Fine della storia.

Tutto qui, dunque? A ben vedere, definire Unposted un “documentario” non dà particolare lustro al termine, perché di solito questo particolare genere cinematografico tende a raccontare, spiegare, analizzare, approfondire, instillare dubbi, stimolare riflessioni…o cose del genere. Elisa Amoruso, la regista dell’opera, non fa assolutamente nulla per rispondere alle potenziali domande, dubbi e interrogativi di un non-follower della Ferragni, ma si limita a stendere un agiografico tappeto rosso alla sua musa, raccontandone la vita piena, frenetica, sfrenata, scatenata, Nuvenia Pocket e vai. Unposted non è molto differente da una puntata standard di Al passo con i Kardashian o reality show di similare fattura.

Un vero peccato, perché un/a documentarista capace, avrebbe sfruttato l’occasione come volano per parlare dei meccanismi che trasformano una persona sconosciuta in una celebrità, dell’evoluzione dei social network e della loro onnipresenza e pervasività o di infiniti altri argomenti che in Unposted restano lettera morta. I vaghi tentativi di conferire spessore o dare spiegazioni da parte degli “esperti” (si fa per dire) appaiono ben poco convincenti, forse perché nemmeno loro sanno spiegarsi come possa una persona diventare “virale” senza alcun merito apparente se non quello di esistere.

In pratica siamo un gradino sotto al “filmino delle vacanze” e dalla visione non emerge nemmeno l’ombra di una delle spesso mitizzate “capacità” della Ferragni: né come imprenditrice (come se non fosse ovvio che è circondata dalla mattina alla sera da un esercito di professionisti a suo servizio), né come celebrity, modella o altro.

Insomma, cosa sappia davvero fare Chiara Ferragni alla fine del documentario non s’è capito ma in fondo, anche farsi trovare al posto giusto nel momento giusto richiede una certa abilità. Ma da quando in qua la fortuna è un talento?



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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